giovedì 26 marzo 2015

Roberto bolle... Sulle punte dei 40!!

L'immagine più bella di Roberto Bolle è forse la prima, quella che racconta spesso anche lui: un bambino di 4 anni che aspetta con trepidazione il sabato sera, per potersi scatenare davanti al televisore sulle note della sigla di Fantastico. «Ogni momento era buono per tirare fuori l'energia che avevo dentro, questa voglia di ballare. È quello che poi mi ha spinto a chiedere ai miei genitori di iscrivermi a scuola di danza». 

È anche così che il ragazzo nato a Casale Monferrato il 26 marzo 1975 è diventato étoile del balletto mondiale. Le prime lezioni le ha prese a 6 anni, a 12 è entrato alla Scuola del Teatro alla Scala di Milano, a 15 è stato notato da Rudolf Nureyev, che lo voleva per interpretare Tadzio in Morte a Venezia. Primo ballerino a 21, a 23 ha scelto di fare il precario del palcoscenico, lavorando con le compagnie più prestigiose al mondo.

«Quando ho dato le dimissioni, tutti – familiari, amici – mi dicevano: “Ma sei sicuro? Dopo appena due anni da Primo ballerino, non te la puoi godere un attimo?”», raccontava a Vanity Fair nel 2012. «Poteva andare male: niente copertura degli infortuni, niente tredicesima, sei solo tu e ogni volta devi dimostrare di essere all’altezza, perché a New York ti invitano oggi e magari domani non più. Tutte le aspettative su di te, la pressione emotiva pesantissima».   


E invece Roberto ha scommesso, e ha vinto. Si è esibito davanti alla Regina Elisabetta, a Giovanni Paolo II, alla cerimonia di apertura dell'Olimpiade invernale di Torino. Nel 2004 è diventato étoile di quel Teatro alla Scala che l'ha visto crescere, nel 2007 principal dancer dell'American Ballet Theatre di New York. Senza dimenticare l'impegno nel sociale e nella cultura: ambasciatore di buona volontà per Unicef, collaboratore Fai, young global leader del World Economic Forum di Davos. Perché «Dico quello che penso, non ballo e basta».

Il 26 marzo Roberto Bolle compie 40 anni. Sa che, prima o poi, la sua carriera prenderà una svolta diversa, magari lo farà diventare maître de ballet. Ma l'amore per la danza resterà sempre quello del bambino che ballava davanti alla Tv. «Sono molto autocritico, e penso che riuscirò a dire basta prima di smettere di regalare armonia e bellezza. Dopo, non so. Di certo mi prenderò un po’ di tempo, la cosa che mi manca di più. Viaggerò. Ma non mi ci vedo ad abbuffarmi di patatine davanti alla Tv.  Quando sei ballerino, lo sei per sempre».


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